Mente Teatrale: autorialità, creazione e oltre
Da sempre, un “principio ordinatore” – più o meno identificabile, più o meno legittimato – interviene nella realizzazione del fatto teatrale per mettere mano, e dare una forma compiuta, ai vari problemi di natura progettuale, organizzativa, artistica che interessano i diversi elementi della rappresentazione. Naturalmente questo “principio ordinatore” si relaziona, di volta in volta, con le altre figure operative impegnate nella complessiva orchestrazione dell’esperienza scenica (attore, danzatore, musicista-performer, drammaturgo, scenografo, costumista…). Non è dunque necessario attendere le grandi svolte primo- o secondo-ottocentesche (sulla base delle differenti scuole di pensiero) per riconoscere la manifesta centralità del seguente dato: l’intera storia del teatro occidentale (europeo e non solo) è percorsa dal fiume carsico di una “funzione direttiva”/“funzione-regia” – multiforme e spesso sfuggente, non riconducibile a parametri univoci – che si propone di ideare e regolare la creazione di uno spettacolo (in un’accezione sempre ampia, che coinvolge la danza, l’opera, il teatro di figura, etc.) coordinando, quando possibile, le anime che la compongono e, a un livello più fondo, costruendone l’architettura di pensiero. Volendo servirsi di una illuminante intuizione di Ferdinando Taviani, si può parlare, in tal senso, di «mente teatrale», o «Theatrical Mind» nella dizione inglese (alla quale lo studioso fa direttamente riferimento), nozione che non si limita a identificarsi con singoli casi specifici ma che richiama, piuttosto, «un insieme la cui azione non si riduce alla somma dei comportamenti dei suoi aggregati», incarnando dunque una processualità trasversale alle epoche storiche e intimamente connessa al panorama dell’autorialità e alle modalità di pensare e articolare la pratica scenica nelle sue plurime manifestazioni nel corso del tempo.
Si tratta di un peculiare approccio al «teatro materiale» che coniuga il pragmatismo all’immaginazione, adattandosi «al mutare delle condizioni, ma senza gonfiarsi e schiacciarsi, tessendo novità, correggendo lo stato delle cose attraverso impercettibili mutamenti successivi», in sostanza procedendo per prove, errori e scoperte. Eterogenee sono le diramazioni che si sviluppano a partire dalla matrice della “mente teatrale”:
– la declinazione più “canonica” del concetto di regia teatrale, per come si è affermato e istituzionalizzato dall’Ottocento ai secoli successivi, fino ad arrivare alla radicale messa in discussione dello stesso – sottoposto alle violente sollecitazioni del dilagare della performance, così come dell’avvento delle nuove tecnologie o delle alterazioni dell’orizzonte filosofico e socio-antropologico – dopo aver attraversato l’età d’oro del Novecento;
– le esperienze che comunemente vengono definite “protoregistiche”, precedenti all’individuazione di un momento fondativo per la nascita della regia teatrale, e dentro il cui perimetro si colloca una molteplicità di casi (ad es., dalle liturgie del chorodidaskalos del teatro attico agli uffici di ideatori, ordinatori o coraghi barocchi,
dai maneggi del dominus gregis latino al “concertare” di Goldoni e dei comici dell’arte, fino ai primordi della regia in Italia);
– il capitolo delle grandi “utopie teatrali”, delle «“teorie” non espresse, ma capaci di ispirare l’azione» (per riprendere ancora una volta le parole di Taviani) o del «teatro immaginario», progettato spesso in stretta connessione con lo spazio (secondo le felici riflessioni di Manfredo Tafuri): da Appia al Teatro Totale di Gropius e Piscator, passando per Craig e Artaud (solo per fare alcuni nomi), la storia del teatro è un ricco catalogo di occasioni e invenzioni che spesso hanno trovato la loro massima espressione “sulla carta”, o nel corpo a corpo fra «l’anima e le forme», piuttosto che su un piano concreto (non a caso, lo stesso Taviani parla di «teatri-in-forma-di-libro»);
– lo sfrangiato universo delle pratiche compositive che interessa, tra gli altri, gli orizzonti del “testo spettacolare” e della “scrittura scenica”, chiamando in causa l’idea di una “mente collettiva del teatro” e includendo dunque un insieme di sistemi creativi volti a ripensare la grammatica teatrale e la dimensione autoriale.
In questo ambito, un ruolo significativo è svolto dalle potenzialità dell’«immaginazione teatrale», ossia di un pensiero fortemente connotato a livello teatrale che, nella sua dinamicità, a partire dalla dimensione testuale (ma non circoscrivendosi ad essa), indirizza la pratica registica riverberandosi, a seconda dei casi, sugli altri aspetti della rappresentazione (si pensi, ad es., al modo in cui le drammaturgie prefigurano spesso la loro resa scenica, attraverso in particolare la presenza delle didascalie, o alla maniacale attenzione di Giorgio Strehler per le luci o ancora alla convinzione di Luca Ronconi secondo cui sia un classico copione che un elenco telefonico possono costituire un adeguato materiale testuale per uno spettacolo e possono dunque esser ugualmente letti, “analizzati” ed elaborati per la scena).
Perché dedicare un convegno internazionale a una simile tematica? Com’è noto, l’Europa (e, più in generale, il mondo intero) sta attraversando una metamorfosi “globale”, scaturita dallo scoppio della pandemia di Coronavirus e dalla perdurante emergenza sanitaria. La storica transizione in atto ha radicalmente investito ogni aspetto del nostro vivere, portando a un ripensamento dei tratti dell’identità europea, nonché ridefinendo i cardini della nostra socialità e le modalità di costruzione della nostra relazione con il mondo. Durante i lunghi e
difficili mesi dei diversi lockdown è emersa una più consapevole misura dell’importanza dell’essere comunità, così come della rilevanza dei valori su cui la comunità stessa si fonda.
A questa metamorfosi “assoluta” si accompagna, pertanto, una trasmutazione dell’esperienza scenica: il teatro è, difatti, uno specchio della realtà che lo circonda grazie al quale catturare un riflesso del presente che esso abita. Al cospetto del “cambio di paradigma” in corso, interrogarsi sulla “mente teatrale” – con tutto ciò che questa nozione comporta – significa, dunque, inoltrarsi nel labirinto di possibilità della storia del teatro (e non solo) per indagare il «gioco degli stimoli e delle risposte» spesso alla base di «nuove non progettate soluzioni artistiche» e far dialogare, così, passato, presente e futuro.
Alberto Bentoglio
Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali
Claudio Longhi
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Daniele Vianello
Università della Calabria, Dipartimento di Studi Umanistici
COME INOLTRARE LA PROPRIA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE
Inviare la domanda, entro il 1° dicembre 2021, indirizzandola ai responsabili del Convegno e utilizzando l’indirizzo di posta elettronica eastapconference.milan2022@gmail.com
Durata massima prevista per gli interventi: 20 minuti, seguiti da una discussione di 10 minuti.
Nella domanda indicare:
- Nome, cognome, istituzione di appartenenza (se presente)
- Abstract di massimo 300 parole in inglese e nella lingua in cui sarà presentata la comunicazione (se diversa dall’inglese), in documento Word, Times New Roman, 12pt
- Tematica o tematiche scelte
- Curriculum di massimo 150 parole
- Esigenze tecniche per l’esposizione
La selezione degli interventi sarà effettuata dal Comitato Organizzativo e dal Comitato Scientifico del Convegno. Gli esiti saranno comunicati entro il 15 gennaio 2022.
Lingue ammesse: inglese, francese, italiano.
L’iscrizione al Convegno è aperta fino al 15 febbraio 2022 al presente indirizzo web: https://www.eastap.com/registration/
L’iscrizione darà, inoltre, accesso gratuito, tramite accreditamento, agli eventi spettacolari e culturali presenti nel programma del Festival Strehler 2022. Il calendario completo delle iniziative e degli artisti del Festival Strehler sarà disponibile, a partire dal prossimo autunno, all’indirizzo web https://www.piccoloteatro.org/it/
Costo dell’iscrizione al Convegno
Membri regolari EASTAP: 70 euro
Studenti membri EASTAP: 35 euro
L’iscrizione preliminare a EASTAP è obbligatoria.
Si tratta di una condizione necessaria per l’iscrizione al Convegno.
Iscrizione a EASTAP allo stesso indirizzo web dell’iscrizione al Convegno:
https://www.eastap.com/registration/
Eventuali domande relative all’iscrizione all’Associazione e al Convegno potranno
essere indirizzate a registration@eastap.com
Eventuali domande relative alla Call e all’organizzazione del Convegno potranno essere
indirizzate unicamente a eastapconference.milan2022@gmail.com
A partire dal mese di ottobre, ulteriori informazioni e aggiornamenti saranno disponibili
sui siti di EASTAP (http://eastap.com) e del Piccolo Teatro di Milano
(https://www.piccoloteatro.org/it/) in un’apposita sezione dedicata al V Convegno EASTAP.