
Il Convegno Territori disturbati. Ambiente, istituzioni della cura e persone dall’archivio all’antropologia pubblica si terrà presso l’Università di Firenze in Aula Magna nelle giornate del 30 e 31 maggio 2025.
Il convegno esplora il nesso tra la sofferenza delle persone nella sua dimensione esistenziale e le trasformazioni sociali, economiche e ambientali dei territori “disturbati” a seguito di eventi pianificati o dirompenti (guerre, terremoti, effetti dei cambiamenti climatici, conversioni industriali). Secondo la prospettiva antropologica, si indagherà il ruolo che le classificazioni istituzionali e sociali assumono nella produzione della sofferenza e della subalternità; così come i percorsi personali e collettivi di sovversione ed i processi di trasformazione delle istituzioni della cura.
Verranno presentate e dibattute le relazioni delle unità di ricerca delle Università di Firenze, Torino e Perugia, così come quelle di ospiti dell’Università di Messina e di altre istituzioni italiane ed estere (in particolare Annu Jalais dell’Università Krea, India).
Il convegno prende avvio il venerdì mattina con una conferenza di Didier Fassin, organizzata in collaborazione con Antropolog@ per la Palestina, che partendo dal suo recente lavoro sulla abdicazione morale nei confronti della distruzione di Gaza, si interroga sul ruolo che giocano i valori differenziali attribuiti alla vita e alla morte e sul rapporto tra sofferenza e resistenza.
La sera del venerdì, una passeggiata (a numero chiuso) curata da Costanza Lanzara in alcuni luoghi del San Salvi, l’ex manicomio di Firenze, sarà guidata dalla compagnia teatrale Chille della Balanza passando anche dal Centro di Attività Espressive La Tinaia.
Nella mattinata del sabato, verranno discusse alcune esperienze di trasposizione delle fonti d’archivio manicomiale e del vissuto dei centri di salute mentale mediante la creatività del linguaggio museale, teatrale, visuale e grafico.
Tra queste il workshop curato dalla Compagnia Carullo-Minasi di cui, qui di seguito, ogni specifica.
Il labile confine tra malattia e normalità.
Il caso dello spettacolo “Delirio Bizzarro” della Compagnia Carullo Minasi.
Il proposito principale del laboratorio è quello di costruire una possibile rete di conoscenza e pratica che permetta di costruire una rete di collaborazioni e visioni trasversali per una forma di archiviazione alternativa delle fonti.
Sul labile confine tra follia e normalità, l’obiettivo è quello di ritornare a restituire al teatro la posizione di medium interpretativo delle contraddizioni dell’esistente, cogliendo l’opportunità concreta di far dialogare i due mondi.
L’oggetto di indagine è rappresentata dallo spettacolo teatrale “Delirio Bizzarro” realizzato a partire da un’indagine nata all’interno del Centro Diurno di Salute Mentale Camelot di Messina nel 2016 e che ha avuto l’opportunità di circuitare (con due versioni scenografiche) per tutta Italia fino al 2019, con felice conferma di pubblico e critica.
Lo spettacolo nasce dall’analisi critica – sia pur in versione simbolica- del sistema attuale in ordine all’attuazione della Legge Basaglia.
Una presa di posizione poetica ed ironica sullo spazio negato alle personalità che sviano dal quotidiano e dalla frenesia dell’esistenza.
L’elaborazione drammaturgica del testo è partita da confronti e scambi avuti con pazienti di strutture psichiatriche, dialoghi che hanno consentito di raccogliere quadri di vita vissuta. L’esperienza della cura del male mentale s’è trasformata in pretesto per raccontare la società e le sue disfunzioni, approdando ad una follia tutta contemporanea, lì dove è folle la struttura non coloro che la abitano.
Dietro il semplice obiettivo di condividere esperienze di vita, s’è sviluppata una ricerca assai singolare lì dove la vera sorpresa è stata la difficoltà d’operare nette distinzioni tra il sano e il malato, tra il certificante e il certificato. Chissà forse che i malati non esistano. Chissà forse che i malati siamo noi.
Il folle sragiona spesso molto meno di quanto si creda, forse addirittura non sragiona mai. Eugène MinKowski, 1998
Per il programma completo si rimanda al sito https://www.ereditaculturali.sagas.unifi.it/