Scadenza per la presentazione dei contributi: 31 marzo 2021
Il teatro nelle sue plurime modalità realizzative – motivo per cui d’ora in poi utilizzeremo l’accezione plurale di teatri – è da sempre espressione del rapporto che lega la società, i processi performativi di rappresentazione dei soggetti individuali e collettivi e il potere politico. Dunque, fin dall’origine, i teatri si sono configurati come un’arte a disposizione della collettività con la triplice funzione di far accettare lo status quo, di protestare contro il regime esistente, e di divertire un pubblico. In alcuni momenti della storia gli spettacoli teatrali hanno assunto esplicite posizioni politiche di dissenso e di denuncia, di propaganda e di costruzione del consenso arrivando a forme di vera e propria persuasione affiliativa a un partito o a un sistema di governo (Ponte di Pino 1996, Dalla Palma 2001, Kershaw 2002, Ferrarotti 2007, Rancière 2008, Casi and Di Gioia 2012, Mango 2012, Badiou 2015, Bernardi 2015, Eckersall and Grehan 2019, De Marinis 2020, Hamidi-Kim 2014 and 2020). Se poi, come noi proponiamo, si assuma un’accezione ampia e performativa delle pratiche teatrali (Schechner, 2018) che includa giochi, feste, celebrazioni, manifestazioni di piazza, happening, performance negli spazi pubblici ed eventi, allora le connessioni tra le arti e pratiche performative e la politica si moltiplicano. In questa prospettiva, i teatri si configurano come un procedimento intermedio di interazione tra i sistemi di potere rappresentativo e delegato e i soggetti deleganti. Un vero e proprio media che ha aiutato gli uni e gli altri a costruire, non senza complessità, le dinamiche del ben-vivere collettivo.
Con l’epoca moderna, la correlazione tra i teatri e il potere politico si è vieppiù complicata, al punto che oggi siamo a chiederci se l’arte dei corpi in relazione, bene immateriale che si consuma nell’istante della sua azione e che coinvolge, rispetto ai media e ai social media, quote minoritarie di popolazione, su base locale, spesso elitarie oppure fragili e disagiate, sia ancora in grado di catalizzare gli interessi e gli interventi sia delle istituzioni pubbliche, locali, nazionali e internazionali, come dei diversi centri di iniziativa privata, imprenditoriale o di partecipazione civile, per rispondere non solo ai suoi costi di funzionamento, ma in primo luogo per attuare le sue funzioni di interesse collettivo.Le esperienze teatrali contemporanee sono parte e processo di un contesto politico estremamente complesso rispetto al quale è urgente comprendere e, fors’anche, riconfigurare completamente il loro valore di bene comune e relazionale. Infatti, malgrado si possa, o si voglia, continuare a ragionare entro uno schema lineare di rappresentanze più o meno democratiche esplicite e riconoscibili, quello che stiamo vivendo è piuttosto una progressiva rarefazione dell’esperienza comunitaria cui si connette la trasformazione delle dinamiche che legano l’individuo allo Stato e la pluralizzazione dei centri e dei processi del potere politico. Si pensi alle forme della biopolitica (Foucault 2004) e alla correlazione necessitante tra il potere sovrano e l’esercizio del bio-potere (Agamben 1995), alle estreme conseguenze che emergono nelle governance terapeutiche, dove le azioni di governo si riducono alla gestione del rischio e dove l’azione politica diventa l’amministrazione burocratica e operativa di questa gestione (Pupavac 2001, 2005). Si pensi alle dinamiche della psicopolitica, espressione di un potere che si fonda sull’informazione e che, grazie alle prognosi ottenute tramite l’analisi dei big-data, precorre le azioni dei soggetti e li seduce con la comunicazione, inducendoli a divenire panottico di sé stessi, autocontrollori e contribuenti primari del potere stesso (Han 2016). Dunque, i vari sistemi di governo ci appaiono ambigui e ambivalenti e sembrano muoversi entro un campo di forze politiche plurali e contrastanti, con interazioni rapide e dinamiche in cui si dissolve una volta per tutte l’idea di un rapporto lineare tra cittadini e organismi di potere politico.
In quest’ottica possiamo osservare l’accreditamento sempre più ampio dei cosiddetti corpi sociali e culturali intermedi che le dinamiche dello Stato nazione di moderna concezione hanno spesso trascurato, fondando la sovranità esclusivamente nella relazione Stato-individuo. Questi “corpi intermedi fra individuo e Stato che, sul piano teorico della politics, mettono in questione e, sul piano pratico-operativo delle policies, sottopongono a tensione il paradigma della sovranità” (Marramao 2013) risultano sempre più significativi nella definizione delle questioni politiche attuali. Se poi guardiamo alle dinamiche politiche in ordine alle dimensioni entro cui agiscono, non sfugge un ulteriore motivo di complessità. I livelli micro, meso e macro dell’esperienza politica mostrano tra loro contraddizioni profonde (Deleuze e Guattari, 2010) e venendo alle questioni globali, si palesa la crisi in cui versano i concetti di cittadinanza, di identità nazionale e di nuovo di rappresentanza politica. Che sia il mobility turn, cioè la mobilità di persone, ma anche di oggetti, pensieri, immagini, artefatti culturali e molto altro che caratterizza la contemporaneità e che ha vaste implicazioni sui sistemi sociali e politici (Cresswell 2010, Augé 2010), o la questione ambientale, o l’attuale emergenza sanitaria COVID, ognuna di queste questioni globali ha mostrato, come una cartina tornasole, tutte le contraddizioni dei sistemi politici e delle policies diversamente esercitate dai gruppi di potere.In questo contesto, le esperienze teatrali della contemporaneità riescono a essere politiche? È questo che il volume intende esplorare, indagando forme, funzioni, condizionamenti e modalità in cui si declina oggi il rapporto tra teatri e politiche a livello nazionale e internazionale, interrogando le funzioni diagnostiche, di partecipazione, di servizio, di controllo, di formazione identitaria, di ammortizzazione sociale, di trasformazione, di attivismo e anche altre, che le varie arti e pratiche della performance stanno mettendo in campo, indagandone soggetti, relazioni, strategie, parole e discorso, pratiche, effetti e impatti. Nell’accezione plurale di teatri si esplicita l’assunzione di una prospettiva metodologica che integri le diverse declinazioni della teatralità performativa contemporanea di rappresentazione, sociale e popolare.Si richiede che i saggi proposti indaghino progetti che attraverso le arti performative e le pratiche festive abbiano messo in azione processi di partecipazione politica, analizzandone e documentandone sviluppi, articolazioni, innovazioni, impatto sociale e culturale e capacità generative. Si privilegeranno i saggi dedicati a casi di studio che presentino innovazioni nella prassi, nei modelli, nei processi dispiegati e che approfondiscano le ragioni di debolezza o parziale efficacia. Si auspica che i casi di arti performative considerati comprendano prassi teatrali lungo tutto l’arco delle forme e dei linguaggi, dalla parola alla danza, ma anche prassi festive intese nell’accezione più ampia.
Posto questo obiettivo generale di indagine, il volume intende focalizzarsi in particolare su alcune questioni:
-Politica oggi. La teatralità professionale e sociale, performativa e plurale rappresenta una dinamica politica costitutiva della società contemporanea? Con quali forme, pratiche operative, risultati e modalità? Con quali impatti sul ben-vivere della collettività e sulla riduzione delle disuguaglianze? Come promuove processi di partecipazione al mantenimento, manutenzione e incremento del bene comune, che stimolino l’attoralità e l’autoralità teatrale e sociale delle componenti marginali? E in questo senso, quali sono i limiti politici dell’esperienza teatrale rispetto ai processi di istituzionalizzazione delle marginalizzazioni sociali?
-Corpo. In una visione ampia, le relazioni tra teatro e politica integrano sia le esperienze considerate private e intime, sia quelle derivanti dalle politiche pubbliche, in un complesso esercizio di rapporti di potere. Il corpo del soggetto individuale e il corpo collettivo come ambiti di espressione della interazione tra teatro e politica.
-Vivere in digitale. I social media sono uno degli ambienti relazionali più frequentati al mondo. Il loro impatto sulle varie forme della teatralità contemporanea è notevole da tutti i punti di vista. Sul versante del rapporto tra teatri e politiche, sono in evidenza tanto le potenzialità che i radicali cambiamenti che la presenza nelle piazze digitali sembra indurre negli statuti teatrali come in quelli politici, in alcuni casi rinnovando la vitalità dell’interazione tra teatro e società.
-Performance come/è politica, politica come/è performanceQuali le interazioni tra performance e politica nel doppio, ma congiunto senso di politica della performance e performance della politica?
-Teatri pubblici. I teatri pubblici sono strettamente congiunti ai centri di potere, sia quelli istituzionalmente riconosciuti, pubblici e privati, che quelli informali. Quali sono le attuali caratteristiche, i limiti e le risorse, le innovazioni e le sperimentazioni, le contraddizioni e le scoperte nell’esercizio di servizio pubblico svolto dai teatri?
-Resistenza. Il teatro contemporaneo è politico perché svela le forme di dominio e si fa pratica sociale che rinsalda i legami facendoci diventare oppositori del sistema (Rancière 2008)? L’attivismo artistico stabilisce relazioni di resistenza e sovversione (Raposo 2015) per trovare modalità di riflessione nello spazio pubblico, nelle istituzioni culturali e nel corpo stesso dell’artista. Quali le forme, le pratiche, i modelli di azione, le motivazioni politiche e sociali dell’attivismo contemporaneo di tipo teatrale e performativo? Quali le contaminazioni, le innovazioni e le differenze rispetto ad altre forme di attivismo?
-Il discorso del potere. La volontà di sfuggire allo schema rappresentativo della produzione dei significati, dominante nel nostro ambiente socio-culturale come meccanismo di controllo e potere (Belloni 2018), stimola i processi di creazione teatrale e performativo a intraprendere percorsi di innovazione formale e produttiva.
-Identità di comunità. Le esperienze teatrali e performative possono agire come processi di riqualificazione territoriale, generando risorse, ma anche limiti e operando secondo logiche e processi di partecipazione diretta e attiva degli e delle abitanti e di rinforzo dei legami di comunità piuttosto che seguire progettualità decise dalla sola amministrazione pubblica o da sponsor, incorrendo nel pericolo di ipostatizzare le identità locali oppure di soffocarle a favore di identità posticce.
-L’innovazione del welfare. Le esperienze di teatro sociale promuovono nuove e informali strategie di welfare a livello locale che oltre a rispondere ai bisogni di vita dei diversi soggetti, sono dei laboratori di partecipazione sociale al benessere della collettività. Le criticità sembrano risiedere nella difficoltà a integrarsi con i sistemi istituzionali del welfare territoriale e nell’essere riconosciute e valorizzate come una risorsa.
-Locale/globale. I teatri sono politici in riferimento a un contesto, a una società che vive in uno spazio e un tempo ben definiti, a gruppi specifici di persone e identità sociali e culturali complesse. Fanno parte di un determinato ambiente in relazione al quale assumono un valore politico. Questo è un campo dinamico e mutevole, in cui si organizzano le posizioni dei soggetti e dove sono in gioco forze locali e globali, spesso contrastanti. Gli argomenti posso includere, ma non sono limitati ai seguenti:
- Teatro/performance e potere.
- Teatro/performance e le politiche culturali.
- Teatro/performance e le economie della cultura: la sua istituzionalizzazione o de-istituzionalizzazione, la privatizzazione e la mercificazione.
- Performance tra etiche, politiche e attivismo.
- Narrazione e contronarrazione
- Forme e azioni della teatralità politica nella contemporaneità.
- Il teatro e lo sviluppo di comunità.
- Il teatro tra rappresentazione della società e azioni sociali.
- Le sfide artistiche e teatrali in tempi di controllo, emergenza e resistenza.
Scadenze e linee guida
Vi preghiamo di inviare entro il 31 marzo 2021 il vostro abstract e una breve nota biografica a redazione.cs@unicatt.it, giulia.innocenti@unicatt.it, imgb@uevora.pt — [oggetto: CS#3.21—proposal + nome cognome autore/i].L’abstract deve avere una lunghezza compresa tra le 300 e le 400 parole (in inglese o in italiano). L’accettazione o meno verrà notificata via mail entro il 7 aprile 2021.Se la proposta viene accettata, all’autore è richiesto di presentare l’articolo per intero entro il 15 giugno 2021. Gli articoli dovranno avere una lunghezza compresa tra le 4000 e le 5000 parole (in ogni caso non più di 35.000 caratteri, spazi e note inclusi). I contributi saranno inviati a due revisori, secondo la procedura del doppio-cieco, prima della decisione definitiva di pubblicazione.
Il numero 3.21 di Comunicazioni Sociali sarà pubblicato nel mese di dicembre 2021.